GAZZETTA DI PARMA

Gli anni di piombo e Shakespeare per il finale di «Canile Drammatico»

24/5/24
di:
Valeria Ottolenghi

«L'ultima giornata al Teatro al Parco di «Canile Drammatico», coraggioso progetto della Fondazione Federico Cornoni, che - nata per mantenere viva la memoria di Federico, il giovane attore parmigiano scomparso lo scorso anno - ha reso possibile questo Festival come spazio d’incontro e scambio.

Gaia Amico ha scelto, con «Ornella», il nome della zia, di raccontare, quasi in forma di confessione/ dialogo con il pubblico, una storia di famiglia, che è anche Storia maggiore, il padre Flavio tipografo delle Brigate Rosse che, trasferito da un penitenziario all’altro, era raggiunto con tenacia dalla sorella tra non poche difficoltà e ostacoli. L’interprete indossa una parrucca bionda per diventare la persona/ personaggio del titolo, ritornando, con il semplice gesto di tirarla via, se stessa, ricordando anche la sorpresa nello scoprire, giovane studentessa, insieme al passato del padre, anche l’accusa di maltrattamenti per i ragazzi che frequentavano la loro casa, una sorta di affido. In scena, all’ingresso del pubblico, tanti elementi utilizzati lungo il racconto, una valigia, un telefono, una macchina da scrivere elettrica, al termine invece resteranno numerosi ritagli di giornale a ricordare quegli anni che, se pure raccontati in forma sciolta, spigliata, erano stati davvero terribili. «Ornella» - drammaturg Davide Tortorelli, Progetto 9c Teatro - era stato finalista al Premio Scenario 2022.

Amleto si frantuma e ricompone - come opera shakespeariana e come personaggio - in forma originale molto varia, numerosi anche i tratti ironici, con Marco Cacciola solo in scena, responsabile anche della drammaturgia insieme a Marco Di Stefano utilizzando testi differenti, ispirati comunque allo stesso sconfinato ruolo. Una scena candida: in «Io sono. Solo. Amleto» l’attore coinvolge gli spettatori in varie forme, anche facendo leggere alcune parole scritte sull’ampio schermo. E parlerà colui che è stato sotterrato e che può vedere e raccontare, quel padre che vuole vendetta dal figlio. Viene sparsa terra. «Ricordati di me». Il giuramento del silenzio richiesto urlando al pubblico. Ma «Io sono. Solo. Amleto», produzione Elsinor, è una sorta di attraversamento tra i generi teatrali, con momenti di condivisione anche di birra e sigaretta quando appare, in grande, la parola pausa: segue, di spalle, la preghiera di re Claudio, carico della stessa nevrosi di quel nipote inquieto. L’attore si moltiplica, fino all’uscita di scena con una delle tante famose battute della tragedia, «Il resto è… silenzio». Cacciola eccellente attore. Applausi carichi di entusiasmo.»