GAZZETTA DI PARMA

«Il Contrappasso» e «Kalergi!», lavori di qualità

21/5/24
di:
Valeria Ottolenghi

«Anche i due spettacoli di sabato al Teatro al Parco per il festival Canile Drammatico hanno rivelato notevoli qualità recitative: sia «Il Contrappasso. Trilogia della porta» di Rita Di Leo, con Simone Baroni, Antonino Cicero Santalena e Anna Dall’Olio, progetto sonoro di Lorenzo Donadei e Simone Baroni, sia per «Kalergi! Il Complotto dei Complotti», di Luca D’Arrigo, regia di Adele Di Bella, con Carmelo Crisafulli, Luca D’Arrigo, Martina Tinnirello, Giulia Triviero. Produzione Firmamento Collettivo.

Nel primo spettacolo tre monologhi s’intrecciano, in scena una giudice, un finanziere e una guardia carceraria, che parlano davanti a un’immaginaria porta chiusa, oltre la quale si trova una persona cara, con cui però si finisce per usare formule tipiche del proprio lavoro, in un crescente nervosismo. Tutti e tre gli interpreti in situazioni di esasperazione finiscono per lasciarsi andare a un linguaggio semidialettale, a partire dalla giudice mentre parla con modalità di disprezzo a Dasha, la donna di servizio, e con il figlio Enea che ha meritato altre note scolastiche. Il secondo cade nel dialetto di Parma, innervosito con Marina che era andata a una manifestazione, preoccupato della cattiva figura verso i colleghi. Il terzo costruisce frasi in modi siciliani. Tante le domande, che restano senza risposta. Anche la moglie pare ignorarlo. «Il silenzio mi fa uscire pazzo». Quelle porte mute il contrappasso del titolo?

Dalla drammaturgia complessa, vorticosa, il secondo spettacolo: il titolo, «Kalergi!», deriva dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972) a nome del quale s’immagina esista un piano con la finalità della sostituzione etnica in Europa, una teoria che ritorna a tratti nei discorsi di alcuni politici. Continui gli slittamenti narrativi con un autore che a tratti sembra che possa guidare la storia, ma che svela anche debolezze personali: in fin dei conti che male c’è se accetta di partecipare a particolari riunioni se lì finalmente riconoscono le sue competenze? Ci si trova a teatro, ma forse qui il gruppo ha altre finalità. E ci sono anche i disagi individuali, per il lavoro, la casa, le prospettive per il futuro. Uno spettacolo stratificato che offre anche occasioni per ridere, ma che deposita intanto più problematiche della nostra contemporaneità. Meritati gli applausi.»